(Trieste, mercoledì 9 aprile 2025) — I recenti tentativi di furto con scasso registrati nel cuore di Trieste, in particolare nelle zone di Cavana e via Madonna del Mare, continuano a tenere banco nel dibattito cittadino sulla sicurezza. Sebbene i colpi non siano andati a segno, la loro frequenza ravvicinata ha riacceso la preoccupazione tra esercenti e residenti, che chiedono interventi più incisivi per garantire la tranquillità del centro storico, soprattutto nelle ore notturne.
di Matteo Somma
Gli episodi delle scorse notti, che hanno visto ignoti cercare di forzare serrature e accessi di attività commerciali, rappresentano solo l’ultimo capitolo di una serie di eventi che minano la percezione di sicurezza in aree nevralgiche della città. La frustrazione è palpabile tra i commercianti, costretti non solo a fare i conti con la paura di subire un furto, ma anche con i costi derivanti dai danni provocati dai tentativi di effrazione, come serrature divelte o vetrine danneggiate. Questa situazione alimenta il dibattito sull’adeguatezza delle misure di prevenzione e controllo attualmente in vigore. Proprio all’inizio di aprile era stata decisa la non proroga delle cosiddette “zone rosse”, strumento introdotto a gennaio in alcune aree critiche per intensificare i controlli. Una decisione che, alla luce dei nuovi episodi, potrebbe essere rimessa in discussione o quantomeno spingere verso l’adozione di strategie alternative. Le forze dell’ordine, Polizia di Stato e Carabinieri, proseguono nelle indagini sui recenti tentativi, analizzando le immagini di videosorveglianza e raccogliendo testimonianze, ma l’identificazione dei responsabili, spesso autori di colpi rapidi e “mordi e fuggi”, si rivela complessa. Si invoca una maggiore presenza visibile delle pattuglie nelle ore serali e notturne, un potenziamento dei sistemi di illuminazione pubblica e magari forme di collaborazione strutturata con istituti di vigilanza privata. Fondamentale resta anche il contributo dei cittadini, invitati a segnalare prontamente ogni situazione sospetta al 112, perché la sicurezza urbana è un bene comune che richiede l’impegno congiunto di istituzioni e comunità.
Riferimento: Cronaca